
La disabilità che scompare davanti alla bellezza: il Festival delle Abilità (FdA)
Torna con la sua terza edizione Il Festival delle Abilità, arte, musica, poesia, teatro, libri – evento organizzato da Fondazione Mantovani Castorina, impegnata dal 2007 a innescare un cambiamento nel modo in cui la nostra società affronta la sfida della disabilità – che quest’anno, per fortuna o per caso, sfrutterà la scia della Design Week. Uno degli elementi trainanti del Festival sarà proprio l’Universal Design altrimenti detto Design for All, un tema molto dibattuto anche se limitato spesso ai soli ambienti accademici: al FdA se ne parla non tanto e non soltanto in quanto progettazione di oggetti materiali accessibili ma anche e soprattutto in quanto accessibilità universale di qualcosa di immateriale come l’arte.
Nella scheda di presentazione del Festival delle Abilità, che si terrà a Milano nei pomeriggi dell’11 e 12 settembre, si legge la bellissima definizione “Jam session d’arte”. Ma per capire meglio di cosa si tratti ne abbiamo parlato con Simone Fanti, uno dei fondatori del Festival, nonché giornalista per InVisibili del Corriere.it
Da che cosa è scattata la voglia di fondare questo Festival?
Il Festival è nato da me e da Francesco Caprini che un giorno ho conosciuto in redazione tramite un mio collega che si occupa di arte e spettacoli. Francesco mi ha chiesto “secondo te è possibile creare un festival che si occupi di persone con disabilità nel mondo dell’arte?”. Beh, ci abbiamo riflettuto e nel novembre di due anni fa abbiamo fatto una prima edizione sperimentale del Festival.
Diciamo che l’esigenza che avvertivamo un po’ tutti, e che si avverte molto nel mondo della disabilità, è che, dopo un periodo di forti cambiamenti culminati in Italia nel 2007 con la ratifica della ”Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità*”, ci sia stata una fase di acquisizione di diritti su cui ci si era fatti sentire e che però, una volta terminate le battaglie per ottenerli, aveva visto spegnersi pian piano la voglia di partecipazione alla vita politica.
Vuoi perché chi dagli anni Ottanta ad allora per quei diritti aveva combattuto ormai non c’era più, vuoi perché ci si è un po’ seduti sugli allori dei diritti acquisiti o ci si è distratti con le grandi vittorie dello sport paralimpico, fatto sta che ci si era un po’ dimenticati della società. C’era pertanto l’esigenza di tornare a parlare di disabilità in una certa maniera e per questo abbiamo pensato di ricorrere all’arte per raccontarla, perché l’arte e il talento non sono legate alla condizione umana: che tu abbia o meno una disabilità, che tu sia alto o basso, niente importa se hai quel “quid” e sai cantare, ballare, scolpire o dipingere. E se anche la tua disabilità ti limiterà mai, sarai certamente in grado di esprimere il tuo talento.
L’anno scorso, per esempio, abbiamo ospitato Felice Tagliaferri, scultore cieco di fama internazionale premiato anche dall’Unesco, mentre quest’anno ospiteremo due muralisti, uno sordo e l’altro cieco; vogliamo pertanto dimostrare a tutti che l’arte non fa distinzioni e permettere al pubblico di godere di performance artistiche di alto livello senza svelare loro, se non in un secondo momento, la disabilità dell’artista che si sta ammirando.
Scegliere l’arte e lo spettacolo come veicolo per parlare di disabilità, permette inoltre di abbracciare un pubblico ben più ampio rispetto a quello specifico del terzo settore, dandoci la possibilità di far passare meglio alcuni concetti e riflessioni: in fin dei conti, il concetto fondamentale di cui spesso ci dimentichiamo è che la disabilità non è un mondo a parte ma è un pezzo del mondo e, come tale, ha al suo interno tutte quelle tipologie che troviamo nel mondo, quindi anche gli artisti. Perché allora non andare a curiosare in tutti gli ambiti? Ci sono medici, chirurghi e artisti vari con disabilità, un pot-pourri di realtà che rispecchia il mondo. Dovremmo abituarci a vedere la persona, non la sua disabilità.
(*Scopo della Convenzione è promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità – coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri – e promuovere il rispetto per loro intrinseca dignità; la Convenzione rappresenta pertanto uno strumento condiviso dalla comunità internazionale che segna valori e obiettivi per ampliare il grado di inclusione sociale delle persone con disabilità in cui governo e opposizione, regioni ed enti locali, imprese, mondo non profit e società civile sono chiamati a realizzare, ciascuno con la propria responsabilità, una società dove le persone con disabilità possano essere sempre più protagoniste e libere).
Da quello che ho capito si tratta di una bella passeggiata in uno spazio all’aperto con angoli tematici, è così?
L’evento si tiene nel parco della Chiesa Rossa, nel Naviglio Pavese, una struttura fatta a pendii, ricavata in un ex mercato coperto adiacente a una chiesetta in mattoni rossi che conserva al suo interno opere rinascimentali e dei periodi successivi. Ha una bellissima biblioteca ricavata dalle vecchie stalle, con un lunghissimo tetto in legno e un portico che, grazie alle opere di recupero, è diventato una vera e propria piazza coperta. In un luogo simile possiamo utilizzare i prati per praticare lo yoga accessibile, gli spazi coperti in caso di pioggia o come palchi per appendere i quadri delle mostre o per il teatro, e abbiamo anche lo spazio per fare arte diffusa: quest’anno cercheremo ancora di più di vivere tutto il parco, spargendo installazioni e tenendo delle piccole manifestazioni anche sotto gli alberi o nell’area bambini dove ci saranno dei laboratori ad hoc; inoltre, la molteplicità di spazi ci aiuta anche in chiave Covid, evitando il formarsi di eventuali mini-assembramenti e permettendo di vivere la manifestazione in totale sicurezza.
Perché fare una simile manifestazione in periferia?
La scelta non è così casuale. Vorremmo portare questi concetti in luoghi dove si è soliti pensare che ci sia meno cultura, fare rete nel territorio, laddove operano le associazioni e laddove la cultura della disabilità è assolutamente indispensabile, generando degli stimoli che talvolta sono più difficili da trasmettere quando il soggetto di cui si parla è la disabilità.
L’anno scorso avete creato un evento ibrido, un po’ dal vivo e un po’ in streaming. È stato dettato esclusivamente dalla pandemia o ci sono altri motivi dietro?
Sicuramente la pandemia ha inciso, infatti non sapevamo se il Festival si sarebbe potuto svolgere in presenza o meno, ma una riflessione su una partecipazione a distanza l’avevamo già fatta in precedenza, poiché tante persone con disabilità facenti parte del pubblico ma anche del gruppo degli artisti non sempre hanno la possibilità di muoversi e farlo da una parte all’altra dell’Italia è ancora più complicato; possiamo quindi dire che l’idea di una partecipazione a distanza c’era già e che la pandemia ha semplicemente accelerato la sua organizzazione. Alla base del Festival c’è anche l’intenzione di renderlo ripetibile per altre realtà che sul territorio vogliano fare la stessa cosa e infatti, da un paio d’anni, coltivo il sogno di portarlo nei quartieri Zen di Palermo e Scampia di Napoli. Ma i miei contatti in loco ed io dovremo attendere tempi migliori finché non si supererà questa situazione pandemica.
Qual è stata la risposta del pubblico nelle precedenti edizioni e cosa vi aspettate da questa?
La risposta è stata piuttosto positiva e a posteriori baserei la sua valutazione su due parametri: il primo è certamente quello della partecipazione da parte del pubblico, che non era lì soltanto come presenza fisica ma si è lasciato coinvolgere dagli artisti in maniera tale da diventare parte integrante di quella che viene chiamata “cultura della disabilità”. Questo ha permesso a ciascun individuo di approcciarsi con la giusta apertura mentale al mondo della disabilità dopo aver visto e provato degli stimoli che l’hanno indirizzato verso un percorso di riflessione già iniziato invece da coloro che erano già vicino al mondo della disabilità; il secondo parametro è invece quello dell’“energia”: sarà forse perché venivamo fuori da un pesante lockdown e c’era una gran voglia di ripartire, fare, condividere e sperimentare, ma davvero si percepiva un’energia molto forte. Quest’anno stiamo cercando di rivivere le stesse emozioni e il nostro obiettivo, anche stavolta, non è quello numerico quanto quello di “mostrare la normalità della disabilità” stimolando nel pubblico una partecipazione vera, sincera e capace di portare al cambiamento.
Si sono dimostrate più interessate le persone con una qualche disabilità oppure non c’è distinzione in questo, e quindi site riusciti ancora meglio nell’obiettivo?
Nel pubblico ho visto tante persone interessate, poi se avessero una disabilità o fossero legate o meno al mondo della disabilità non è dato saperlo. Ciò che prevale è l’arte e l’interesse che scaturisce, poiché non conta se chi la fa abbia o meno una disabilità, perché “la disabilità diventa invisibile, coperta dalla bellezza” e infatti il pubblico gode della bellezza artistica senza nemmeno pensare o accorgersi di chi ci sta dietro!
Fra le performance, i workshop e l’offerta artistica di questo Festival, c’è stato qualcosa che ha catalizzato in modo particolare l’attenzione del pubblico?
A livello di attrazione ci sono degli artisti più noti che richiamano un pubblico più numeroso, ma una volta che ci si trova al Festival si viene rapiti da un flusso continuo di stimoli che ti portano da una parte all’altra e ti fanno venire voglia di scoprire tutto ciò che sta avvenendo intorno a te.
Si può contribuire al sostegno del Festival?
Chiunque può farlo anche con una piccola donazione libera tramite la campagna di Crowdfunding che abbiamo lanciato su Produzioni dal Basso e che terminerà mercoledì 11 Agosto, aiutandoci così a coprire una parte delle spese sostenute per la realizzazione del Festival https://www.produzionidalbasso.com/project/festival-delle-abilita-una-parentesi-di-fiori-di-lilla/
Il Festival delle Abilità per le persone sorde: servizio di interpretariato LIS (a cura delle interpreti Mita Graziano e Federica Piccolo) e sottotitoli dal vivo e in diretta Facebook.
Confermata la sua presenza come Interprete LIS anche in questa terza edizione del FdA, Mita Graziano, esperienza pluriennale alle spalle, ci racconta di aver dato un contributo speciale:
“L’anno scorso mi sono resa conto che al Festival mancava l’aggancio con la comunità sorda, perciò, uscendo un po’ fuori dal mio ruolo di interprete, mi sono offerta di presentare agli organizzatori un’attrice sorda che potesse salire su un palco e ben rappresentare le abilità delle persone sorde esattamente come avviene per tutte le altre. Il Festival è variegato e ci sono tantissimi artisti con disabilità e non, ciascuna ben rappresentata ma, come sappiamo, la sordità non si vede ed era perciò un vero peccato non poterne mostrare le abilità. Ecco che qui ho coinvolto Delphine Caron, attrice e traduttrice sorda dalle mille sfaccettature e di grande esperienza, che si è dimostrata subito disponibile e interessata a rappresentare le abilità della sordità e che è inoltre diventata membro dello staff del Festival. Nell’ottica della sperimentazione e strizzando l’occhio alla Francia e al Coding, Delphine salirà sul palco (che in realtà è un prato) con la compagnia “Brigata Brighella” e io sarò giù dal palco di fronte a lei per supportarla e darle il ritmo: il mio compito non sarà quello di metterla in voce, perché lo faranno gli attori presenti in scena con lei ma lavorerò con lei proprio come farei con un’altra collega interprete, una di fronte all’altra, solo che in questo caso l’interprete è sorda. Qui in Italia non siamo ancora abituati all’interprete sordo ma all’estero è una realtà ben consolidata che mette in risalto la professionalità delle persone sorde, le quali spesso padroneggiano più lingue dei segni.
L’accessibilità al Festival, su cui abbiamo lavorato tanto e che chiaramente è parte integrante del Festival, non è garantita soltanto alle persone sorde segnanti tramite il servizio di interpretariato LIS ma a tutte le persone sorde, anche quelle non segnanti: tutti i talk e le attività vengono infatti sottotitolate sia dal vivo, attraverso la proiezione dei sottotitoli sugli schermi presenti in ogni area, sia durante la diretta Facebook, e sono corredati anche da audiodescrizione per le persone cieche e ipovedenti. Altrimenti, se parliamo di un evento con focus sulla disabilità e siamo noi stessi i primi a non favorirne la piena accessibilità, che senso avrebbe? “
Canali FdA:
Sito: http://festivalabilita.org/
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Ig: https://www.instagram.com/festivalabilita/
YouTube: https://youtu.be/D1UbxLJM1w0
E-mail: festivaldelleabilita@gmail.com