
Fabio Bosatelli: due lauree, un master, è sordo e… «voglio studiare ancora!»
Contatto Fabio Bosatelli su LinkedIn e mi risponde la mattina stessa. Concordiamo l’intervista via Skype e mi sorprende la velocità con cui capisce il labiale e risponde alle domande. Mi dice che ha i suoi trucchi, per esempio «metto il dito sulle casse, così quando vibrano mi accorgo che qualcuno sta parlando».
Ha trent’anni Fabio: con due lauree (una in Ingegneria, l’altra in Economia), un master in Business Administration e un lavoro di responsabilità per la Enel Green Power, gli chiedo se ha raggiunto il picco della sua carriera. Mi risponde: «The best is yet to come!», il meglio deve ancora arrivare. A proposito, sa l’inglese, ma vorrebbe imparare lo spagnolo. E vorrebbe frequentare un master da remoto che abbia sottotitoli. Ambito: gestione aziendale e data scientist.
Ciao Fabio, partiamo dal lockdown di un anno fa: dov’eri e come l’hai trascorso?
Il lockdown l’ho fatto a Roma, stavo per andare in aeroporto, avevo una trasferta internazionale. Fortunatamente Roma è la città in cui vivo con la mia ragazza. Non nascondo che è stato un periodo duro e pesante. Per una persona sorda lavorare in smart working è difficile. Facevo 13/14 riunioni al giorno, ma ho toccato anche le 30, senza contare il lavoro operativo. Tutto ciò che si pone dopo il Covid è un tema sociale. La sordità causa isolamento, figuratevi durante una quarantena! Ma le difficoltà sono sempre una scusa per migliorare.
Come hai scoperto di essere sordo?
I miei genitori mi raccontano che quando ero piccolo non rispondevo quando mi chiamavano. Così mi hanno spinto a fare logopedia, che faccio tuttora e mi aiuta tantissimo.
Cosa è per te la diversità?
Qualcosa che non vale solo nel mondo della disabilità, ma che è data dalla differenza di esperienza. È il confronto che dà valore. La diversità è un termine che spesso si accoppia all’inclusione, ma non è esattamente così. Per me significa co-integrare, condividere un valore.
«Dieci anni fa sarebbe stato impossibile fare ciò che faccio», hai detto in un’intervista. Ci spieghi come la tecnologia ti ha cambiato la vita?
Adesso per esempio sto usando un’App che produce sottotitoli in tempo reale mentre parli (Pedius). Se avessi vissuto nell’antica Grecia mi avrebbero buttato giù da un monte! Da piccolo mi ingegnavo. Per aprire il cancello di casa suonavo tutti i campanelli e ripetevo: “Pizza, Pizza”! Col tempo la tecnologia è arrivata a supporto. E poi sono bergamasco, vado dritto al problema!
Qual è il tuo ruolo dentro Enel Green Power?
Coordino un team di 100 persone in tutto il mondo, con un impatto su 5mila persone. Ci occupiamo di sviluppo di tecnologie robotizzate e data driven. Sono responsabile di due macro-attività: le attività con intelligenza artificiale, che prevedono manutenzione e ispezione coi droni, e la supervisione dei dati.
Lavori in un settore che a differenza di molti altr, non si sta esaurendo ma, anzi, è uno dei lavoro del futuro.
Sì, il campo delle energie rinnovabili e della transizione energetica è un settore su cui si sta investendo tanto. Sul tema delle rinnovabili, è necessario puntare sull’eolico e il solare. L’idrogeno rappresenta una bella sfida, è vero che costa ancora tanto ma è un vettore energetico. Il vero trend del futuro è quello della sostenibilità, perché genera impatto sociale. Per quanto mi riguarda, il primo punto è valorizzare le persone. Anche la robotizzazione deve essere sostenibile. Un’attività come questa, al contrario di ciò che si pensa, genera anche nuove risorse.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Crescere sempre, migliorare, continuare a studiare, dare messaggi di integrazione.
Cosa consigli agli amici sordi che ci seguono?
Di riconoscere i propri limiti, e cercare di superarli sempre. Non bisogna guardare la montagna, si deve iniziare a camminare. Lavorare per portare a casa gli obiettivi. Io non ho fatto nulla di speciale, sono uno sportivo, vado in bici, gioco a tennis. Vivo e lavoro, tanto, e lo faccio prima di tutto per me. Così supero la barriera della sordità.