Intervista a Ilaria Muresu: l’immancabile sorriso dell’atleta paralimpica della squadra di Scherma

da Mag 11, 2020Storie

Ilaria ha quasi 22 anni ed è nata con una neuropatia sensitiva di tipo II che le ha causato sordità profonda e scoliosi grave a 135 gradi. Di origine veneta anche se ormai vive a Olbia fin da quando era piccola, Ilaria è un’atleta paralimpica della squadra di Scherma, ha un sorriso che non la abbandona e tanta voglia di occuparsi di temi sociali e aiutare gli altri. Ha infatti già cominciato, e con l’aiuto del suo ragazzo e della sua migliore amica, sta realizzando le tanto desiderate mascherine con la finestrella trasparente per abbattere le barriere comunicative che in questo periodo stanno mettendo in seria difficoltà soprattutto le persone sorde.

Conosciamo meglio Ilaria

Dicci un po’ di te.

Per un po’ di tempo ho studiato Scienze dell’educazione all’Università Cattolica a Piacenza, ma ad un certo ha dovuto mollare a causa dei miei problemi di salute, ma anche la mia sordità non era da meno! Non mi è stato assegnato un tutor come invece mi spettava in quanto sorda, e mi sono sentita letteralmente abbandonata e sola, senza neanche un minimo di supporto. Ma non mi sono arresa e ho provato ad iscrivermi all’Università di Sassari, ma ci sono stati degli errori nella domanda e… vabbè, al momento risulto essere una studentessa e un’atleta, perché pratico scherma paralimpica. Recentemente sono anche riuscita ad aggiungere alla squadra delle nuove ragazze, di cui alcune non avevano mai praticato la scherma a livello paralimpico.

Perché hai scelto proprio la scherma?

Perché mio cugino svizzero la praticava e io me ne sono innamorata. A 15 anni ho cominciato anch’io a tirare di scherma, la mia specialità è il fioretto ma ultimamente mi sto dedicando anche alla sciabola.

Ci racconti la tua prima esperienza con la scherma?

Beh, la mia prima esperienza è stata un po’ una delusione perché in preda all’ansia ho tirato male, ma è stata anche la mia prima emozione. A mia discolpa posso dire che il giorno nella mia prima volta avevo Bebe Vio come avversaria, un’atleta che ammiro moltissimo, quindi direi che l’ansia era più giustificata… Ah, e ovviamente ha vinto lei! Mica male come inizio, vero? Devo però ammettere che in questa prima gara, oltre ad essere molto nervosa perché non capivo bene cosa stesse succedendo, mi vergognavo di dovermi sedere in carrozzina.

Quante ore ti alleni al giorno?

Purtroppo qui in Sardegna riesco ad allenarmi solo 2 ore a settimana, ma vorrei fare molto di più.

Hai un atleta di riferimento?

Il mio atleta di riferimento attualmente è il mio ragazzo Ivan Lombardi, anche lui schermidore paralimpico.

Cosa fai prima di ogni gara?

Solitamente prima della gara sono molto tesa e per alleviare la tensione bevo succhi di frutta.

Cosa provi quando tiri di scherma?

Ho una sensazione di libertà e uno scontro con me stessa per migliorarmi.

Qual è la cosa più bella che la scherma ti ha dato?

La scherma mi ha dato la serenità e la carica di lottare col sorriso, permettendomi di sfogare la rabbia.

Nella scherma sei mai stata discriminata perché sorda?

No, il mondo della scherma è stato molto inclusivo facendomi sentire a casa e uguale a tutti.

Dai un consiglio a chi sogna di diventare uno schermitore.

Divertitevi e non siate ossessionati dal dover diventare per forza qualcuno, perché se vi divertite avete vinto in ogni caso.

La tua più grande soddisfazione?

Accettarmi nonostante tutto.

La tua più grande delusione?

Le continue sconfitte, anche se ho capito che dalle sconfitte posso sempre imparare qualcosa.

Quando si sono accorti della tua sordità e della tua scoliosi?

Entrambe mi sono state diagnosticate a poche ore dalla nascita. I medici si sono accorti subito che qualcosa non andava perché ero come inanimata, e dopo qualche esame mi è stata diagnosticata una neuropatia con sordità profonda. Per affrontare la sordità i miei genitori hanno scelto per me le protesi acustiche e la strada dell’oralismo, che ha richiesto tanti anni di logopedia per poter comunicare bene: sono fiera della scelta dei miei genitori e se potessi tornare indietro non la cambierei. La scoliosi, invece, mi ha causato forti dolori alla schiena e problemi a livello polmonare, obbligandomi a portare un busto correttivo dai 3 ai 14 anni, quando sono stata finalmente sottoposta ad un intervento chirurgico.

A scuola è stato difficile?

Lo studio è stato un’impresa, ma è soprattutto il bullismo ad avermi segnata profondamente. Venivo presa in giro per la mia condizione e questo mi portava a isolarmi per proteggermi. Spesso discutevo con i miei compagni perché non interagivano direttamente con me ma lo facevano tramite l’insegnante di sostegno, facendomi sentire ancora più sola, e i professori non mi hanno fatta sentire tutelata. Ancora oggi incontro le stesse difficoltà di relazione derivanti dalla mia sordità che, col ricordo del bullismo subìto, mi spingono all’isolamento.

Qual è il pregiudizio sulla sordità e sulla disabilità che ti infastidisce di più?

Non sopporto essere definita sordomuta oppure che si esprimano con me usando i segni, mentre io posso parlare e comunicare come loro, essendo oralista e non segnante. In generale odio essere trattata diversamente dagli altri.

La sordità cosa ti ha dato e cosa invece ti ha tolto?

Oltre all’udito mi ha tolto molto la sicurezza nel relazionarmi agli altri e quindi mi porta a isolarmi, ma allo stesso tempo mi ha dato la forza di lottare e affrontare tutto con il sorriso.

Sordità e scoliosi: puoi buttare giù dalla torre una delle due. Quale e perché?

Sicuramente la scoliosi, perché a differenza della sordità, che mi ha dato la forza di lottare con il sorriso, la scoliosi mi ha portato solo cose negative e gravi problemi di salute con cui convivere.

Raccontami invece del tuo progetto delle mascherine trasparenti

Il progetto delle mascherine viene da me e dalla mia amica calabrese Sara Succurro, anche lei sorda come me, con il supporto del mio ragazzo milanese Ivan Lombardi, anche lui schermidore paralimpico. L’idea ci è venuta perché siamo spesso isolate per la sordità, se poi non possiamo nemmeno leggere il labiale siamo totalmente escluse dal mondo! E poi in un momento come questo, da casa non potevamo fare molto per aiutare gli altri, quindi abbiamo deciso di far partire questa iniziativa per aiutare nel nostro piccolo chi ha la nostra stessa difficoltà. Ognuno di noi le distribuisce nella sua zona, quindi Sardegna, Calabria e Lombardia. Per sostenere i costi che abbiamo completamente anticipato per pagare la sarta e i materiali, chiediamo un’offerta ed eventuali spese di spedizione, che comunque possiamo effettuare su tutta Italia in base alle richieste. Abbiamo anche avviato una raccolta fondi su Facebook e abbiamo un IBAN (IT83X0306972148100000003593) su cui versare eventuali donazioni a sostegno del progetto. Un gesto di solidarietà che va oltre le distanze geografiche e le disabilità.

Datti un consiglio e fatti un complimento che pensi di meritare.

Lottare sempre, arrendersi mai. Complimenti Ilaria per la forza che ti ha portata fin qui senza farti mai perdere il sorriso.