Linguaggio inclusivo a lavoro: parlare di disabilità
Usare un linguaggio inclusivo ha benefici positivi sulla società. Le parole sono così forti da influenzare i nostri pensieri e atteggiamenti. Allo stesso tempo, le parole possono anche escludere o offendere.
Usare un linguaggio inclusivo significa esprimere le proprie considerazioni rispettando la persona che abbiamo di fronte. Solo così è possibile crescere insieme e avere una società capace di valorizzare le differenze.
Quando dobbiamo usare un linguaggio inclusivo? Sempre e in qualsiasi contesto. Quando parliamo con una persona, quando scriviamo un post sui social, quando siamo a lavoro, a casa, ecc. Deve entrare a far parte della nostra quotidianità.
Proprio per questo abbiamo deciso di condividere la pubblicazione dell’Agenzia delle Entrate “Disabilità. Iniziamo dalle parole”. Un documento utile per capire cosa significa linguaggio inclusivo e come applicarlo subito.
“Disabilità. Iniziamo dalle parole”
Dal 13 dicembre 2021 è online la pubblicazione dell’Agenzia delle Entrate “Disabilità. Iniziamo dalle parole“. L’obiettivo di questo documento è abbattere le barriere culturali e i pregiudizi sulla disabilità. L’Agenzia delle Entrate attraverso questa guida vuole sensibilizzare le persone ad adottare un linguaggio inclusivo sul posto di lavoro. L’intento è quello di promuovere la diversità come valore aggiunto in un contesto sociale. L’unico modo per farlo è dare le giuste informazioni in modo tale che tutti possano intraprendere questo percorso di cambiamento.
Sappiamo che la Pandemia ha influito negativamente sul processo di cambiamento. Infatti in questo periodo così difficile, il welfare non è stato in grado di tutelare i diritti delle persone con disabilità. A causa delle misure di contenimento del Covid-19, tutte le misure interne a favore dell’inclusione e accessibilità sono state limitate. Gran parte dei problemi hanno gravato sulle persone con disabilità e le loro famiglie.
“Disabilità. Iniziamo dalle parole” è una guida di 36 pagine che si colloca all’interno di un progetto più ampio. Si tratta di un progetto redatto in attuazione del Piano triennale di azioni positive 2021-2023 dell’Agenzia. Nella guida ci sono principalmente 4 sezioni:
- Un nuovo approccio alla disabilità: prefazione di Giampiero Griffo;
- Premessa;
- Storia europea e nazionale;
- Suggerimenti per un linguaggio inclusivo.
Esempi di linguaggio inclusivo
Riportiamo alcuni esempi presenti nella guida redatta dall’Agenzia delle Entrate. Sono degli ottimi spunti e puoi iniziare a metterlo in pratica fin da subito.
Non dire disabile ma persona con disabilità
Una persona non dovrebbe mai essere identificata con la sua disabilità. Siamo prima di tutto individui con determinate caratteristiche o attitudini. Quindi quando parliamo o scriviamo cerchiamo di usare la disabilità come aggettivo e non come sostantivo. Per esempio, dobbiamo dire persona sorda e non sordo. Al contrario è tollerato il plurale perché si riferisce a una categoria di persone che hanno in comune una caratteristica.
Non usare handicappato, diversamente abile e diversabile
Handicap è una parola offensiva. Handicap indica uno svantaggio determinata dalla situazione e dal contesto in cui si vive. Questo significa che una persona non può essere portatrice di un handicap. Quindi non usiamo la parola handicap come sinonimo di deficit o disabilità.
Lo stesso vale per diversamente abile o diversabile. Nonostante sembrino parole positive, in realtà nascondono un significato negativo.
Smettiamo di usare un linguaggio compassionevole
Non etichettiamo una persona con disabilità con aggettivi negativi, svilendola. Per esempio dicendo a una persona “Mi dispiace” dopo essere venuto a conoscenza della sua disabilità. O al contrario smettiamo di definirle eroi solo per il semplice fatto che hanno un deficit.
Meglio essere schietti
Meglio usare la parola sordo che non udente. Bisogna approcciarsi a una persona con disabilità in modo del tutto naturale. Stare attenti o comportarsi in modo diverso per non offenderla, non farà altro che farla sentire a disagio.
Sordomuto non esiste e offensivo
Ne abbiamo ampiamente parlato in questo articolo. Ci basta sapere che sordità e mutismo sono due condizioni separate. Quindi è sbagliato continuare a dire sordomuto anche se lo leggi in articoli o lo senti alla TV.
Se ognuno di noi si impegnasse ad applicare questi semplici suggerimenti, sarebbe un mondo migliore. Potremo costruire ponti e non muri per un mondo più inclusivo. Non nascondiamoci dietro a pregiudizi o preconcetti. Apriamo la nostra mente verso ciò che è diverso da noi. Perché ogni persona può insegnarci qualcosa che cambia la nostra vita.
Fonte: Documento Agenzia delle Entrate
Fonte: FiscoOggi – Rivista online dell’Agenzia delle Entrate