Netflix: il documentario “Audible” su liceali sordi è un inno allo sport

da Ago 26, 2021IntendiNews

Si chiama “Audible” ed è il secondo documentario di Netflix, dopo “Deaf U”, incentrato sulla comunità sorda. Questa volta si racconta lo sport praticato durante gli anni del liceo. Il documentario segue la squadra di calcio della scuola per sordi del Maryland e la sua stella, l’atleta Amaree McKenstry-Hall, interpretato da Nyle DiMarco, modello, attore e attivista sordo americano. 

 

Una storia fortemente voluta dal suo regista, Matt Ogens, cresciuto a pochi metri dalla Maryland School of Deaf, e frequentata dal suo migliore amico, sordo. Una scuola che l’ha sempre affascinato e di cui ha pensato che ci fosse prima o poi una grande storia da raccontare. «Ho cercato di catturare il punto di vista degli adolescenti, piuttosto che far qualcosa dalla mia prospettiva. Volevo creare un’esperienza audio-visiva coinvolgente e raccontare cosa rappresenta per un giovane l’ultimo anno delle superiori – ha dichiarato il regista – Ho puntato sullo sport perché è una metafora della vita». La scelta del protagonista non è stata facile per Ogens, perché «ogni bambino ha una sua storia. Quella di Amaree mi ha convinto più di tutte perché lui non è nato sordo, ha avuto una meningite tra i due e i tre anni e il padre se n’è andato proprio a quell’età. Inoltre ha dovuto affrontare la perdita di un caro amico». Nel film il padre cerca di recuperare la relazione con il giovane calciatore ed entrano in scena altri personaggi fondamentali nella vita di Amaree.

 

Il regista ha speso inoltre parole positive su Nyle DiMarco: «Lui è molto conosciuto e rispettato all’interno della comunità sorda, come attivista e sostenitore. Ha vinto “Dancing With the Stars” e “America’s Next Top Model”. Ma soprattutto, è andato alla Maryland School for the Deaf, e suo fratello, Neal, fa parte del cast figurando come assistente allenatore della squadra di calcio. Quindi ci sono coincidenze interessanti, perché Nyle era uno di questi ragazzi e c’è il legame col fratello. Mi ha davvero aiutato in modo significativo, assicurandosi che stessimo girando un film per tutti, non solo per la comunità sorda». 

 

Per Ogens si è trattato di una vera e propria immersione dentro il mondo dei sordi, «tutt’altro che silenzioso! La lingua dei segni è molto più fisica di altre lingue. È fatta di gesti, suoni e applausi. Ho imparato anche questo – ha confessato il regista – i sordi non si considerano disabili. Essere sordi significa far parte di una comunità, di una cultura: la lingua dei segni americana è una lingua ufficiale. Una lingua piuttosto bella. Molti dei bambini, incluso Amaree, hanno tra l’altro ammesso che non vorrebbero riavere l’udito se potessero avere una bacchetta magica. Non si lamentano del destino che è stato riservato a loro, come invece fanno molti di noi per cose infinitamente più piccole. Ho imparato molto da loro».

 

Fonte: Variety.